Ciao, e benvenutə! Mi presento, sono la voce dietro questo blog – un rifugio digitale per chi, come me, crede che l’arte contemporanea non sia solo un genere, ma una conversazione pulsante tra tempo, spazio e identità. Che tu sia un collezionista esperto, un visitatore occasionale o qualcuno che non ha mai messo piede in un museo ma si sente inspiegabilmente attrattə dal caleidoscopio della creatività moderna, qui sei nel posto giusto.
Da dove tutto è cominciato: un amore nato per caso
Il mio viaggio nell’arte è iniziato nel luogo più inaspettato: la soffitta polverosa e assolata della casa di mia nonna. Tra mobili dimenticati e cianfrusaglie, ho trovato una scatola di libri d’arte – le esplosioni pop di Warhol, gli autoritratti viscerali di Kahlo, i graffiti frenetici di Basquiat. A dieci anni non capivo il contesto, ma sentivo l’elettricità. Da quel momento è nato un amore che mi ha portato a studiare storia dell’arte, a curare mostre da Lisbona a Seoul, e infine a creare questo blog come ponte tra il mondo dell’arte e chi lo abita con curiosità.
Perché l’arte contemporanea?
Perché è lo specchio definitivo del nostro tempo: caotica, provocatoria, spesso spiazzante. Interroga, destabilizza, immagina futuri liberi dal passato. Ma diciamolo: il mondo dell’arte può sembrare esclusivo, intriso di gergo e barriere invisibili. Questo blog nasce proprio per il contrario. La mia missione è rendere accessibile senza banalizzare, celebrare senza snobismo, e creare uno spazio dove la curiosità è l’unico requisito.
Cosa troverai qui
Questo non è un muro statico da galleria, ma un archivio vivente. Ogni post è un filo di un tessuto più grande:
- Recensioni di mostre: Dai blockbuster museali alle installazioni underground, ti porto dietro le quinte. Tra le ultime? La retrospettiva sismica di Julie Mehretu al Whitney e una VR experience inquietante di Zheng Bo sull’eco-attivismo.
- Focus artisti: Voci emergenti e icone da riscoprire. Ultimamente mi affascinano l’alchimia tessile di Igshaan Adams e le narrazioni guidate dall’IA di Refik Anadol.
- Saggi e approfondimenti: Analizziamo tendenze come l’ascesa dell’arte NFT o come la decolonizzazione stia riscrivendo le pratiche curatoriali. (Spoiler: non basta cambiare le etichette al muro.)
- Guide pratiche: Come leggere un contratto con una galleria, costruire una collezione accessibile, o sopravvivere a una biennale senza esaurimento.
- Prospettive globali: L’arte non accade nel vuoto. Aspettati reportage dai mercati d’arte di Lagos, dagli studi sperimentali di Berlino e dagli spazi contemplativi di Kyoto.
Il mio sguardo curatoriale
Con oltre sette anni di esperienza come curatrice e storica dell’arte, affronto ogni opera con una doppia lente: rigore critico e risposta emotiva. Ho curato mostre su temi come “Identità Post-Internet” e “Migrazione come Medium”, sempre cercando di amplificare narrazioni marginalizzate. Per me, il valore dell’arte non è nel prezzo, ma nella sua capacità di disturbare, guarire e connettere.
Perché fidarti di me?
Oltre ai titoli e ai CV (che ci sono), il mio punto di forza è una curiosità inarrestabile e un’avversione per i confini rigidi. Ho dibattuto con critici ad Art Basel, collaborato con collettivi nelle favelas di São Paulo, e una volta mi sono persa per ore nella spirale di Descension di Anish Kapoor (una perfetta metafora del mondo dell’arte, forse?). Ma soprattutto: sono qui per ascoltare. Questo blog vive di dialogo—le tue domande, le tue critiche e i tuoi “Ma questo è davvero arte?” ne sono il cuore pulsante.
Un tocco personale
Quando non scrivo o non curo mostre, mi trovi a scarabocchiare nei caffè (male), cacciare fanzine d’arte vintage o costringere amicə a performance sperimentali. Ho un debole per chi sfuma i confini—come il caos video di Nam June Paik o i corpi neri reinventati da Tschabalala Self. Il mio guilty pleasure? I reality show. (Sì, The Bachelor e The Artist Is Present possono convivere nella stessa testa.)
Unisciti alla conversazione
L’arte contemporanea è un coro, non un monologo. Che tu voglia decifrare la Biennale di Venezia, trovare conforto nel potere trasformativo dell’arte o semplicemente perderti nella bellezza, sono felice di camminare al tuo fianco. Interroghiamo, stupiamoci, e ogni tanto, indigniamoci insieme. Scrivimi, contraddicimi, condividi le tue epifanie. La tela è nostra.